Scarpe, sempre loro – n.1

C’è chi misura il tempo in stagioni, chi in rughe, chi in capi d’anno scolastici. Io lo misuro in scarpe.

Non ridete: basta guardare nella scarpiera per capire a che punto sei della vita. Ci sono le scarpe con cui hai corso dietro alle figlie piccole (le riconosci subito: hanno l’aria stanca), le scarpe “serie” da riunione online — perché anche se ti vedono solo fino alle spalle, tu *sai* che sotto la scrivania hai un certo tono — e poi quelle che non metti da anni ma non riesci a buttare via, come certe relazioni finite bene ma mai del tutto chiuse.

Negli ultimi tempi mi sono resa conto che il mio rapporto con le scarpe è cambiato. Un tempo le compravo per sfizio, ora le scelgo per sopravvivenza. Il tacco si è abbassato (insieme all’autostima, a volte), la suola si è ispessita, e l’unica cosa che voglio davvero è che non mi facciano male dopo dieci minuti. Eppure, ogni volta che torno a casa con una scatola nuova, provo ancora quella piccola scarica di felicità infantile, quella cosa che ti fa sentire viva.

Image by Alo Ansberg from Pixabay

Il fatto è che le scarpe raccontano meglio di qualsiasi altra cosa chi siamo stati, chi siamo e chi vorremmo diventare. Le ballerine per sentirsi leggere, gli stivali per sentirsi forti, le sneakers per sembrare ancora un po’ giovani (e le ginocchia ringraziano). Ogni paio ha un suo umore, e ci sono giornate in cui mi basterebbe infilare le scarpe giuste per rimettere in riga anche i pensieri.

Qualche settimana fa, per dire, ho comprato un paio di décolleté color borgogna. Non avevo un’occasione, né un vestito da abbinare. Le ho prese “perché sì”. Perché certe volte ci vogliono piccoli atti di resistenza, anche solo ai sensi unici della ragione.

E così, per quanto mi riguarda, non si invecchia davvero finché si ha il coraggio — e il gusto — di innamorarsi ancora di un paio di scarpe nuove.

Scarpe, sempre loro.
Alla prossima puntata.

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