C’è un suono preciso che segna l’inizio dell’estate. Non è il canto delle cicale né il tintinnio dei cubetti di ghiaccio nel bicchiere. È quello *flap-flap-flap* delle infradito. Quel rumore spensierato, un po’ buffo, che dice “basta, non ce la faccio più”.
Le infradito sono la resa dichiarata di ogni donna che ha passato l’inverno a camminare sui tacchi e la primavera a sopravvivere con le ballerine. A un certo punto arriva luglio, e tu pensi: chi me lo fa fare? E molli tutto. Tacchi, dignità, e anche un po’ di autocontrollo.
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| Image by soul chentu from Pixabay |
Le mie prime infradito “serie” me le ricordo ancora: azzurre, con un fiore di plastica in mezzo, comprate in un negozietto di mare. Le ho amate fino alla consunzione — nel vero senso della parola, perché dopo un’estate erano letteralmente evaporate. Da allora ne ho avute di tutti i tipi: di gomma, di cuoio, a righe, glitterate (errore che non ripeterò), persino un paio eleganti con le perline che ho provato a mettere in città… mai più.
Le infradito, infatti, sono come certi amori estivi: funzionano solo in vacanza. Al lavoro fanno ridere, in centro fanno male, ma sulla spiaggia sono perfette. Non pretendono niente, non stringono, non ti chiedono di essere migliore di come sei.
Ogni anno, quando infilo le prime infradito, mi sembra di togliere non solo le scarpe, ma un po’ di peso. Le metti e senti che puoi rallentare, anche solo di cinque minuti. Puoi camminare piano, con la sabbia tra le dita, e pensare che, per una volta, la vita non ti corre dietro.
Poi, certo, arriva il momento in cui inciampi, rompi la fascetta, ti ustioni un alluce sul cemento caldo — e torni alla realtà. Ma è proprio quello il bello: l’estate serve a ricordarti che anche la libertà, ogni tanto, può darti una vescica.
Scarpe, sempre loro.
Alla prossima puntata.
🌊🩴☀️

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