È da un po’ che non scrivo.
No, diciamola tutta: è da un sacco che non scrivo.
E non vale “scrivere per lavoro”, perché quello è un altro tipo di scrittura — fatta di keyword, tabelle Excel e titoli che devono piacere a Google. No, non parlo di quella.
Parlo della scrittura che parte dalle dita e finisce dritta nello stomaco.
Mi mancava aprire questa pagina bianca e sentire che non devo convincere nessuno, né vendere nulla, né pensare se “funziona bene anche da mobile”.
Mi mancava parlare a chi capita qui per caso, o forse per affetto, o semplicemente perché aveva bisogno di cinque minuti di leggerezza.
Mi mancava scrivere senza filtro, senza hashtag, senza il terrore del giudizio immediato dei social.
Mi mancava questo spazio lento, senza notifiche, dove una parola può restare ferma anche un mese intero prima che qualcuno la legga.
Mi mancava… a me mi mancava.
Nel frattempo la vita è andata avanti, ovviamente. Ho lavorato, molto. Ho cambiato occhiali (di nuovo), ho imparato che le call su Zoom non sono mai “brevi” e che il caffè fatto in casa batte sempre il takeaway, anche se la tazzina è scheggiata.
Le figlie crescono, il tempo vola, i capelli si difendono (per ora).
Ma ogni tanto mi prende quella voglia di raccontare le piccole cose — quelle che non entrano in un post LinkedIn e non meritano una story su Instagram, ma che meritano, punto.
Così eccomi qua, di nuovo.
Senza promesse solenni, senza piani editoriali (oddio, forse qualcuno), ma con la voglia di ritrovare un ritmo mio.
Di tornare a scrivere come se fossi in un caffè, a parlare con un’amica che non sento da un po’.
E già che ci sono, ve lo dico: non è detto che io abbia smesso di comprare scarpe.
Magari da lì ripartiamo, chissà.
Bentornati.
Bentornata, me.
Image by Phuong Luu from Pixabay

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